Grenzhügel
Vino Bianco rifermentato in bottiglia

9 Novembre 1917, gli Italiani dopo la disfatta in Ottobre di Caporetto, ripiegano fino in Veneto
fermandosi nel unica barriera naturale dopo il Tagliamento: il Fiume Piave.
Si decide di far saltare tutti i ponti della linea del Piave ad eccezione del ponte di Vidor il primo Comune
che trovate dopo il Fiume Piave sulla sua sponda sinistra, prima di arrivare nel Territorio di
Valdobbiadene in direzione Nord.
Questa scelta fù fatta per permettere alle truppe Italiane di retroguardia, che precedevano gli invasori
AustroUngarici e, alle truppe che scendevano dal fronte Dolomitico in notevole ritardo, di potersi mettere
nella riva destra del Piave. Questa strategia fu ideata per permettere alle truppe Italiane di guadagnare
tempo, poichè erano in minoranza di fuoco e di truppe in fase di riordino difensivo.
Il 10 Novembre, le truppe della 12^ divisione Slesiana del gruppo Stein, arrivate nel Territorio di
Valdobbiadene, tentarono di superare il ponte di Vidor in direzione Sud, ma, nonostante le varie perdite
subite, il Regio Esercito Italiano respinse gli attacchi, fino a quando non venne dato l’ordine di ripiegare e
di far saltare in aria alcune arcate del ultimo ponte (quello di Vidor) che collegava la sponda destra con
quella sinistra del Fiume Piave e , decretando di fatto il nuovo confine del Impero AustroUngarico il
quale, dopo questa cavalcata partita da Caporetto, si era impossessato del Friuli e di gran parte del
Veneto appunto, delimitato dal Fiume Piave.
Questo nuovo confine è rimasto fino a Novembre 1918 quando il Regio Esercito Italiano assieme alla
Specialità del Arma di Fanteria degli Arditi e dei Caimani del Piave, riconquistano il territorio e lo liberano
dal occupazione AustroUngarica.
Per circa un anno, il Territorio della Valdobbiadene diventa Teutonico con profughi i civili e le trincee
AustroUngariche che nascono su questi Colli ad oggi Patrimonio del Unesco, assieme a gallerie e
cunicoli dove gli AustroUngarici gestiscono la linea di confine contro gli Italiani che nel frattempo si
organizzarono nella linea del Montello.
Ad oggi, queste gallerie e trincee si trovano ancora mentre altre sono state sommerse dal logorio del
tempo, come questa nostra ritrovata per caso dopo un piccolo smottamento provocato da un vecchio
albero seccato rovesciatosi nella vallata adiacente.
Una piccola grotta di riparo, sottostante un roccolo di avvistamento AustroUngarico, posta nel ultimo
colle nel territorio di Colbertaldo prima della piana di Vidor e del fiume Piave, si traduce in lingua Tedesca spiccia “Grenzhügel” ovvero la Collina di Confine.
Qui si mettono a dimora queste bottiglie, le quali ottengono la rifermentazione, rimanendo sui lieviti, dopodiche vengono prelevate dalla grotta e poi pulite, etichettate e confezionate.
Quindi un manifesto alla memoria del Territorio e, di tutti coloro che sono stati travolti da questa cronanca di un tempo che sembra lontano ma in alcune memorie di oggi ancora tanto vicino.